A partire dalla seconda metà del XX secolo alcune produzioni animali si sono orientate verso sistemi di allevamento senza terra.
La trazione meccanica ha portato alla fine del ruolo ausiliario di bovini e cavalli come animali da tiro e la selezione genetica si è orientata verso la nascita e l’introduzione di razze altamente specializzate per specifici scopi di produzione riducendo drasticamente le razze locali naturalmente più adatte all’ambiente e ormai a rischio di estinzione.
Altri interventi riguardano l’inseminazione artificiale, le alterazioni morfologiche, le terapie preventive di routine, l’uso di antibiotici e probiotici, le mutilazioni.
L’alta produttività degli animali è stata ottenuta tenendo gli stessi in un ambiente sempre più artificiale e completamente controllato, accettando come parte integrante del sistema economico anche un certo grado di sofferenza.
Oggi questo sistema convenzionale di produzione è stato messo fortemente sotto accusa in diversi trattati internazionali, quali ad esempio il protocollo di Kyoto sulla salvaguardia ambientale, dove spesso si cita il concetto di sostenibilità ambientale come fondamento del futuro sistema agro-alimentare.
Così, dopo decenni di allevamento e di sfruttamento intensivo degli animali, stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore nuovi metodi di produzione cosidetti alternativi, conosciuti sotto il nome di “buona pratica agricola” o “metodi biologici”. Questi nuovi metodi sono più rispettosi degli equilibri naturali e dell’ambiente e hanno lo scopo di produrre alimenti più naturali e più salubri.
Tali considerazioni sull’importanza di una alimentazione sana portano a ritenere di rilevante interesse lo studio dei metodi di produzione e dei prodotti zootecnici biologici, e la valutazione delle prospettive di espansione di tale segmento produttivo e dell’aumento del numero di consumatori di prodotti biologici.
In particolare, la zootecnia biologica rappresenta quel tipo di allevamento fortemente rispettoso del benessere animale, della terra, dell’ambiente e del consumatore finale ed è regolamentata da norme ben precise stabilite dall’Unione Europea.
Una delle risorse indispensabili per la zootecnia biologica è il pascolo in quanto è ritenuto essenziale per il benessere, la salute e la fertilità degli animali allevati.
Infatti oltre alla produzione di latte, uova, carne e loro derivati, gli animali sono molto importanti perché in sostanza chiudono il ciclo ecologico di un’azienda biologica.
Essi forniscono letame, ammendante per il terreno e principale fonte di sostanza organica nell’agricoltura biologica, necessitano di ampie aree e foraggio impedendo così rotazioni troppo strette delle colture e favoriscono la fertilità del terreno.
Inoltre, gli animali devono essere alimentati esclusivamente con mangimi e foraggio biologico, senza OGM e non devono essere sottoposti a più di un ciclo di antibiotici durante il corso della loro vita.
Un criterio molto importante è quello relativo ai chilogrammi di azoto ad ettaro di provenienza animale. Fatto pari a 170 kg per ettaro, questo elemento condiziona in numero di animali allevabili secondo la specie.
Gli animali infatti devono vivere liberi di muoversi e pascolare, secondo quella che è la loro natura. Solo in questo modo viene garantito il loro benessere e questo aspetto è sempre più considerato dai consumatori.
Si sancisce infine l’obbligo del controllo di tutta la filiera attraverso un organismo certificante.
Dimostrare che non è impossibile riportare gli animali nei pascoli è una delle sfide che i ricercatori si troveranno ad affrontare nei prossimi anni e quella sul cibo sano, naturale e sostenibile è una riflessione che dovremmo fare tutti per cercare di proteggere e tutelare il nostro pianeta.